Buona domenica, Antro.
Oggi, Rossella C. ci regala, in anteprima, due capitoli tratti dal suo romanzo New Adult di prossima pubblicazione.
Ali di Cenere è il primo volume di una trilogia chiamata
Phoenix, dal tatuaggio che il protagonista porta sulla spalla e come metafora
del suo processo di guarigione morale e sentimentale che lui farà nel corso dei
tre libri.
Sinossi :
“Secondo la mitologia, la fenice è un essere
immortale. Alla fine della propria vita muore trasformandosi in cenere e
proprio dalle sue ceneri ritorna a nascere. Per quanto l'uccello voli in basso
o in alto non ha importanza, morirà ma potrà rinascere e trovare una nuova
vita. Le mie sono ali di cenere, non hanno speranza di tornare a volare.”
Mya ha 23 anni, è una studentessa e vive a San Diego
insieme a Erika, la sua migliore amica. Ha alle spalle un tradimento d’amore e
da allora non è più in grado di fidarsi degli uomini. Tutto cambia però quando
nella sua vita irrompe Noah, un misterioso ragazzo dagli occhi azzurri,
fotografo freelance, sempre in sella alla sua moto che riuscirà a sgretolare
parte di quel muro che Mya aveva eretto attorno al proprio cuore.
Ma Noah sembra nascondere dei lati oscuri,
enigmatici della propria vita, e per questo
contro ogni aspettativa sarà proprio lui a cercare di frenare la passione
improvvisa che li travolge.
Riuscirà Mya a fidarsi e ad avvicinarlo?
E se i segreti di Noah venissero poi alla luce?
PER VOI, UN PICCOLO ASSAGGIO:
CAPITOLO UNO
Drin!! Drin!!
Cavolo! Questa sveglia mi martella il cervello, dovrò
cambiarla al più presto. La inserirò tra le cose da fare. Una lista questa che
è diventata lunghissima ma che farò un giorno. Forse…“Mya alzati o faremo tardi!” tuona dalla sua stanza Erika,
la mia coinquilina.
Mi alzo con riluttanza e vado in bagno. Lei è già pronta con
i capelli piastrati e il trucco
perfetto. Ogni volta impiega un'eternità a lisciare i suoi capelli biondi,
anche se non ne avrebbe bisogno perché sono perfetti già da quando si alza al
mattino. Erika è bellissima ma è imperterrita, e impiega un’ora buona per
prepararsi. Quando mi specchio io invece
vedo un mostro; le occhiaie ben visibili sul mio viso, a causa
delle poche ore di sonno, non mi donano di certo. La nostra è una casa
accogliente ma il luogo dov’è situata è alquanto rumoroso; sotto il nostro
condominio si trova un piccolo pub-discoteca e questa è la motivazione del
basso costo dell’affitto. Ma almeno abbiamo il college vicino. Entrambe
frequentiamo l’università pubblica di San Diego, la quale offre la possibilità
di avere delle stanze all’interno del campus. Ma nonostante ciò abbiamo
preferito avere una casa tutta nostra, con le nostre comodità senza per forza doverci
recare negli orari stabiliti alla mensa.
“Dai Mya sbrigati!”
“Arrivo, arrivo...”
Dopo aver indossato un paio di jeans e un maglioncino a
girocollo bianco, prendo la mia borsa e mi infilo in ascensore. Sia lodato chi
ha inventato gli specchi in queste minuscole cabine! È grazie a loro se riesco
a sistemarmi i capelli all’ultimo minuto. Dopo svariati tentativi decido di
lasciarli sciolti.
“Oh! Mya! Adoro i tuoi capelli, sono fantastici, sembrano
cioccolato” dice Erika per poi fare una pausa. Sembra stia pensando a qualcosa.
Infatti dopo qualche istante esclama: “Ho deciso! Me li farò tingere!”.
Alzo gli occhi al cielo.
“Ma hai sempre da lamentarti? Sei perfetta così come sei.”
le rispondo sorridendo. Però devo dargliene atto. Anch’io adoro i miei capelli,
lisci ma che formano dei piccoli boccoli sulle punte.
Al college arriviamo a piedi. Sono solo cinque minuti di
cammino, e io e Erika ci dirigiamo subito alla lezione di scrittura creativa.
“Buongiorno ragazze!”
“Buongiorno Kyle”, rispondiamo in coro.
Kyle è un ragazzo non molto alto, ma carino, con tatuaggi e
capelli rasati, tanto che sembra uscito dal telefilm di Prison Break. Ci
conosciamo dalle superiori e siamo molto amici, seguiamo gli stessi corsi e lui
vorrebbe diventare un giornalista proprio come me. Entriamo in aula e prendiamo
tutti posto vicino. Dopo qualche minuto inizia subito la lezione, due ore per
la precisione. Adoro la letteratura,
seguo questo corso con passione; non posso dire lo stesso di Kyle, che ho visto
appisolarsi più volte mentre Erika sghignazzava come una scolaretta. Quei due
non me la raccontano giusta, sono sempre pronti a stuzzicarsi, sembra esserci
del tenero tra loro, solo che Erika è già impegnata da due anni ormai, con un
ragazzo che lavora in una discoteca. Il suo nome è Mike, è carino ma non mi è
mai sembrato il tipo adatto per lei, troppo serio e di poche parole. Al
contrario Erika è un uragano, ti coinvolge in qualsiasi cosa faccia, sembra
quasi impossibile dirle di no quando si mette una cosa in testa.
Finita la lezione usciamo nell’atrio per fumare una
sigaretta. O meglio, guardo Kyle ed Erika fumarsela perché io non sono molto
amante del fumo. In realtà neppure del fumo passivo, ma è un modo per prendermi
una pausa con loro prima della prossima lezione.
“Mamma mia, questa lezione sembrava interminabile” dice Kyle
“Non sai apprezzare
la vera cultura” borbotto.
Mi guarda attonito “Ehi! Io l’apprezzo e molto. È solo che
due ore con quell’insegnante sono davvero pesanti”
Alle sue parole scoppiamo tutti a ridere.
“L’ho notato”
Erika, gettando a terra la sigaretta e spegnendola con la
punta della scarpa, annuncia:
“Ragazzi io vi lascio, m’aspetta un’altra lezione”
“Cosa segui adesso?” le domanda Kyle,
“Storia”.
A quella semplice parola lui si porta una mano alla gola fingendo
di soffocarsi.
“Dai!” Erika gli dà una pacca sulla spalla “Io vado”
“Ciao, ci vediamo dopo” aggiungo
Noi intanto ci dirigiamo al corso di giornalismo. In realtà
è un seminario ma ci dà dei crediti extra; adoro il giornalismo ma questo corso
per me è diventato faticoso perché la lezione è tenuta dalla Prof. Jhonson, una
donna zitella e acida che sembra proprio avermi preso di mira. Mi affida sempre
i compiti peggiori e critica ogni mio articolo.
Entriamo in classe e prendiamo posto. Subito dopo siamo
seguiti dalla Jhonson che oggi ha optato per una gonnella che arriva fin sotto
il ginocchio e che termina con delle pieghe di un improbabile color prugna, con
abbinata una giacca bianco sporco. Un quadro a dir poco atroce!
“Buongiorno ragazzi” esordisce lei, “oggi ho un nuovo
progetto da presentarvi, dovrete fare ….”
Viene interrotta subito dal rumore di un pugno che bussa
alla porta. La Jhonson si indispettisce, ma invita ad entrare chiunque abbia
bussato
“Buongiorno, perdonate l’interruzione”
La voce calda e profonda che ha appena parlato appartiene a
un ragazzo moro dagli occhi azzurri, così limpidi e chiari da sembrare dello
stesso colore del cielo. Anche da una certa distanza riescono a calamitarmi.
Entra nell’aula mentre cala un silenzio tombale. Sorride alla Jhonson dall’alto
del suo metro e novanta e si scusa di nuovo.
Quando quest’ultima riprende la facoltà di parlare risponde
“Si figuri, nessun disturbo. Prego, prenda posto. Avevamo appena iniziato”.
Il suo atteggiamento accondiscendente mi lascia basita.
Quando sono io a tardare non mi risponde mai in questo modo, anzi aggiunge
sempre in tono stizzito un le piace dormire la mattina signorina Fisher!
Adesso invece sembra essere quasi un’altra persona! Dopotutto non posso di
certo biasimarla… Il ragazzo in jeans e maglioncino verde militare con scollo a
V che mette in evidenza i muscoli delle braccia è una goduria per gli occhi.
Attraversa l’aula con un sorriso sornione stampato sulla faccia… Che gran
bastardo! Deve essere cosciente dell’effetto che fa sulle persone! Decido di
non guardarlo. Non voglio che pensi che io sia un'altra di quelle ragazze che
lo osserva estasiata, con la bava alla bocca. Mi raddrizzo e ascolto cos’ha da
dire la Jhonson, che sta per riprendere a parlare.
“Come dicevo, ho un altro compito da assegnarvi. Questa
volta però sarà un lavoro di gruppo. Voglio un articolo sui paesaggi di San
Diego, sulle panoramiche, sulle bellezze che questa città può offrirci...
insomma trovate qualcosa che possa piacermi”
Fantastico! Adesso ci saranno altri giorni da impegnare alla
ricerca di qualcosa che possa soddisfarla e che toglierà tempo allo studio per
la preparazione degli esami. A volte mi sento proprio afflitta. Almeno però
questa volta posso scegliere cosa presentare nell’articolo...
“Signorina Fischer” mi chiama l’insegnante.
Tutti gli occhi si concentrano su di me.
“Vorrei che lei si occupasse delle panoramiche marine”
Ecco! Come non detto! Ha appena scelto lei per me!
“Mi stupisca! Per quanto riguarda i gruppi ci penseremo al
prossimo incontro”.
“Va bene, Signora Jhonson”
Dal momento in cui gli occhi ritornano sulla professoressa,
mi concedo di dare una sbirciatina alla mia destra, solo per vedere se ho colto
l’attenzione di una certa persona. Eh sì! Il ragazzo dagli occhi azzurri
mi sta proprio fissando! Ha ancora quel suo solito sorrisetto divertito
stampato sul viso. Che vergogna! Mi volto subito, imbarazzata.
La professoressa comincia a spiegare le diverse fasi da
affrontare per comporre un testo giornalistico, ma ormai non l’ascolto più. Ho
la testa incassata nel collo per l’imbarazzo e sento ancora i suoi occhi sulla
mia nuca. Kyle non mi calcola affatto, è sorprendentemente interessato alla
lezione. Fingo di prendere qualche appunto in attesa che finisca mentre inizio
ad avere una certa fame. La Jhonson finalmente conclude e poi ci saluta uscendo
in fretta dall'aula. Io e Kyle ci alziamo per dirigerci alla porta; quando mi
volto ancora una volta per dare un’occhiata alle mie spalle mi accorgo, tra un
misto di sollievo ma anche di fastidio, di non essere più al centro delle
attenzioni del bel ragazzo. Ora è concentrato a parlare con due studentesse del
corso, rivolgendo loro un sorriso da far girare la testa. Resta al suo posto
mentre le due gallinelle ridono e cercano in tutti i modi di toccarlo
come se fossero gesti naturali. Non so neppure perché quella scena
m'infastidisca, in fondo non so neppure il suo nome.
“Ehi, oggi sei proprio tra le nuvole eh?” mi dice Kyle con
una gomitata, richiamando la mia attenzione.
“Scusami… Pensavo a quello che ha detto la Jhonson sul
progetto giornalistico”
“Eh già! Spero di essere in gruppo con te, così farai tutto
tu!” sorride
“Eh no! Sarà un lavoro equo, già dovrò sorbirmi le critiche
della professoressa ma almeno stavolta saremo in due”
Erika ci raggiunge quasi di corsa.
“Ehilà ragazzi! Ho una fame! Sosta bagno poi dritti a casa?”
Annuisco alle sue parole. Non vedo l’ora di buttarmi a letto
e passare il weekend da brava pantofolaia, senza fare assolutamente niente. Un
riposo pre-esami. Le prossime settimane saranno davvero stressanti.
E’ sabato sera. Io ed Erika ci
prepariamo per uscire. Non avevo una gran voglia, soprattutto perché ci sarà
anche Mike, il ragazzo di Erika, ma lei ha insistito così tanto che alla fine
ho deciso di chiamare Kyle per sapere se vuole accompagnarci anche lui.
Dopo alcuni squilli, finalmente
risponde:
«Pronto, Mya?»
Deve aver letto il mio nome sul
display.
«Ciao! Che fai?»
«Niente di interessante, guardo
la Tv.»
«Fantastico!»
«Fantastico che io stia guardando
al tv?» domanda incredulo
«No, fantastico che sei libero
stasera; ti va di accompagnarmi ad un pub assieme a Erika?»
«Ci sarà anche quel pompato del
fidanzato?» chiede sarcastico ma anche un po’ indispettito.
«Sì».
Alla mia affermazione, segue un
attimo di silenzio
«Ehi! Ci sei ancora?»
«Sì ci sono, ma non mi va di
incontrarlo borbotta.»
«Perché? Cos’ha che non va?» la
mia voce stridula manifesta tutta la
delusione al pensiero di dover restare da sola stasera.
«Non mi piace!»
«Ti prego!» il mio tono si fa
supplichevole ora «Non puoi lasciarmi da sola. Cosa succederà se poi vogliono
appartarsi? Rimarrò sola al mio tavolo rischiando di attirare l'attenzione di
qualche ubriaco che mi si avvicinerà e cercherà un approccio! Ti prego, per
favore!»
Lo sento sbuffare ma poi
aggiunge
«E va bene! Ma lo faccio solo
per te, sappilo!»
«Grazie, grazie! Ti sono
debitrice!»
«Passo a prendervi stasera alle
nove, ok?»
«Si va bene, ma lascia la tua
macchina qui...»
E prima che possa chiedermene il motivo, con molta prudenza, aggiungo «Andiamo
tutti con una sola auto… quella di Mike»
Lo sento sbuffare ancora più
forte ma per mia fortuna non cambia idea, e io chiudo la chiamata prima che
possa farlo.
Alle nove siamo tutti pronti,
Erika nel suo mini vestitino color crema, Kyle in tenuta da duro con giacca di
pelle e jeans. Io ho optato per una maglietta grigia un po' scollata e un
pantalone nero molto attillato che, con delle scarpe nere tacco dieci, riesce a
darmi un certo slancio. Saliamo nell’auto di Mike e ci dirigiamo al locale.
Durante il tragitto Erika non fa altro
che raccontare a Mike dei suoi ultimi progetti per lo studio il quale,
totalmente estraniato, non l’ascolta affatto. Mi chiedo cosa possano avere in
comune quei due.
Finalmente arriviamo e
aspettiamo all’entrata del locale mentre Mike va a parcheggiare. Quando lui ci
raggiunge, entriamo e prendiamo posto ad un tavolo. Non passa molto tempo, che
vengono prese le nostre ordinazioni. Scelgo una pina colada; non voglio
esagerare troppo stasera. Erika e Kyle scelgono invece lo stesso cocktail alla
frutta, mentre Mike ordina una tequila.
Cerco di rompere il silenzio che
si è creato da quando eravamo in macchina.
«Allora Mike, come ti vanno le
cose? Sempre impegnato con il lavoro?»
Lui spalanca gli occhi come se
gli avessi chiesto chi è stato il primo uomo a sbarcare sulla Luna. Domanda
alla quale non saprebbe comunque rispondere …
«Tutto bene… ehm grazie».
Ma perché sembra così
imbarazzato? In fondo questa è una domanda come un’altra. Intanto vedo Kyle
sogghignare e guardare una Erika un po’ corrucciata.
«Che c’è tesoro, problemi al
lavoro?» chiede lei calcando con enfasi la parola tesoro.
«No, no tutto bene davvero.» poi
si volta a guardare Kyle e in maniera del tutto inaspettata domanda «Piuttosto
a te come va? Lavori o ti fai mantenere gli studi?»
Sul volto ha disegnato un ghigno
che non mi piace. Qui si mette male. Prima che possa farlo il mio amico
intervengo io:
«Kyle è il migliore del nostro
corso, dovrebbero pagarlo solo per i fantastici lavori che presenta, è davvero
un genio!» rispondo mentre lo guardo e gli sorrido.
E’ vero, è molto bravo ma non ha
una gran voglia di mettersi sui libri; preferisce l’aria aperta a quella
viziata di una stanza. Tutto ciò che sa, lo apprende ai corsi o perché lo ha
letto da qualche parte. È un vero genio, anche se dal suo aspetto non si
direbbe.
«Oh Dio! Ma chi è quel gran
figo?» urla Erika che sembra essersi dimenticata della presenza di Myke.
Ci voltiamo tutti per guardare.
Accidenti lui è qui!
Avverto un caldo improvviso. Il
ragazzo dagli occhi ipnotici di stamattina è appena entrato attirando
l’attenzione di non poche ragazze. Non riesco a capire con chi sia, ma mentre
lo osservo guardarsi intorno la mia visuale viene interrotta dalla cameriera
che ci porta le nostre ordinazioni, poggia i bicchieri e va subito via; quando
lascia libero il campo visivo, del bellissimo ragazzo moro non c’è più traccia.
Bevo il mio drink finché Erika non mi invita a ballare. Accetto all'istante e
trascino con me Kyle, mentre invece Mike resta seduto al tavolo.
Le casse del locale suonano le
note di Give me everythings di
Pitbull.
«Adoro questa canzone!» urla
Erika.
Ci dimeniamo tutti e tre come
fossimo gli unici in pista. Mentre ridiamo alle stupide mosse di Kyle, io e
Erika ci alterniamo per mostrargli invece come si muovono due vere ballerine
sensuali, quando tra la folla vedo lui. E’ seduto al bar. Ha un gomito poggiato
sul bancone e l’altra mano poggiata sulla coscia. Mi fissa. Per un attimo mi
fermo domandandomi se è davvero me che sta guardando. Il suo sguardo mi ha
folgorata.
«Che hai?» mi chiede Erika.
«Niente.» faccio segno con la
mano di lasciar perdere e proseguiamo. Inizio a muovermi molto più lentamente
guardando i miei amici ma sapendo di essere osservata da qualcun altro. Non so
perché mi senta così audace stasera, non ho bevuto molto eppure mi sento
euforica. Sento di ballare solo per lui. Voglio ballare solo per lui! Non mi
fermo e continuo anche sulle note di Feel
this moment. Stasera stanno sfoderando tutto il repertorio di Pitbull. I
miei amici saltano, si agitano e io li seguo sapendo sempre di essere fissata
da un solo ragazzo. Adoro questa sensazione, è come una scarica di adrenalina che
mi invade il corpo; sono sudata ma ancora piena di energia.
Continuo a ballare fin quando
non vedo Kyle sbalzato in avanti che mi finisce addosso per poi cadere insieme
a me sul parquet della pista. Sento l’urlo stridulo di Erika, alzo gli occhi e
vedo due tipi che si stanno azzuffando. Tento di rialzarmi ma barcollo sui
tacchi: prima che possa accorgermene arrivano altri ragazzi per immischiarsi
nella rissa. Kyle mi tende la mano e mi fa rialzare. Sono totalmente circondata
da uomini sudati e furiosi. La situazione precipita e io cado preda al panico.
Mi scaraventano da una parte all’altra mentre tento di trovare l’uscita. D’improvviso sento due mani poggiarsi sui
miei fianchi; quel tocco inaspettato mi fa sobbalzare. Mi decido a mandare al
diavolo l’ennesimo ubriaco che si getta
addosso ad una donna, ma le sue dita passano lungo le mie braccia fino a
intrecciarsi alle mie mani, per poi trascinarmi via.
«Vieni, andiamo.» dice lo
sconosciuto con voce ferma.
Riesco a vedere solo la sua
schiena ma lo riconosco benissimo. E’ lui! Osservo rapita la sua presenza
fisica e con quanta sicurezza cammina scansando chiunque possa intralciarlo.
Indossa un maglioncino beige che avvolge i muscoli delle sue spalle,
disegnandoli.
Finalmente fuori dal locale,
respiro a pieni polmoni l’aria fresca.
«Stai bene?» mi chiede.
Mi volto per guardarlo e
sprofondo in due occhi blu stupendi. Da così vicino la sua bellezza è ancora
più disarmante.
«Si.» rispondo.
Noto il tono lievemente
preoccupato della sua voce poi il suo sguardo percorre la mia figura da capo a
piedi. Lo vedo rilassarsi e fare un sorrisetto malizioso. Restiamo fermi a
guardarci per qualche lungo istante poi lui aggiunge:
«Ti muovi molto bene...»
La sua frase resta sospesa a
mezz'aria e io capisco che sta solo attendendo che io pronunci il mio nome.
«Mya, mi chiamo Mya, e… grazie.»
Sto diventando rossa come un
peperone.
«Mya…» ripete lui, e continua a
guardarmi fisso negli occhi, così cerco di distogliere lo sguardo e mi metto
alla ricerca dei miei amici. Vedo Erika gesticolare per attirare la mia
attenzione e le faccio capire di calmarsi perché l’ho vista.
«Va' pure! Non preoccuparti.»
«Ok!» rispondo «Allora... buona
notte...» faccio una pausa per attendere che anche lui si presenti.
«Noah.» dice concludendo la mia frase.
Annuisco e lo saluto. Lui
ricambia con un cenno della mano e aggiunge in un sussurro:
«Buonanotte Mya».
Il mio nome non è mai stato
pronunciato in modo così tanto sensuale, e avrei voglia di risentirlo altre
mille volte. Gli sorrido e poi mi volto per raggiungere gli altri.
«Ehi! Ce ne hai messo di tempo.»
esordisce Erika «Ma quello non era il figo che era entrato nel locale? Lo
conosci?» chiede sgranando gli occhi.
«È solo un amico di corso»
rispondo facendo spallucce.
«Bhe gran bell’amico direi.»
«Dai ragazzi andiamo via da
questo casino» dice Kyle, e ci invita a seguirlo per raggiungere la macchina di
Mike.
La domenica mattina mi sveglia
il suono del telefono che squilla. Quando lo afferro lo faccio con disappunto.
E’ mia madre.
Prima ancora che possa
rispondere un flebile pronto la sento gridare «Non dirmi che stavi
ancora dormendo a quest’ora?»
Rispondo con un mugugno. Mi
volto per guardare la sveglia e mi accorgo che sono solo le otto e trenta.
«Mamma ma è domenica, lo sai che
ho solo due giorni di riposo dalle lezioni, per favore.» mi lamento,
sbadigliando.
«Ok... è solo che ieri non ti ho
sentita. Va tutto bene tesoro?»
«Si..»
Da quando due anni fa ho
lasciato casa dei miei genitori, la loro apprensione per me sembra essere
raddoppiata. Capisco le loro motivazioni ma vivo solo a un'ora di macchina da
loro, non sono poi così lontana! Sono sempre stati dei genitori fantastici ma a
ventidue anni ho sentito il bisogno di essere indipendente, perciò ho deciso di
affittare un piccolo appartamento vicino l’università.
«Segui sempre le lezioni?» mi
domanda.
«Si...»
«Vuoi rispondermi a monosillabi
per tutta la mattinata?»
«Si...» dico con altro uno
sbadiglio.
«Ok! Ti lascio dormire, ma
ricorda di farti sentire ogni tanto… Ah! Ti saluta anche tuo padre.»
«Si, ok! Mamma, ci sentiamo
presto>> riattacco e mi rimetto a
dormire, ma non ci riesco; ormai ho perso il sonno. Mia madre sa essere davvero
assillante quando vuole. Le avrò detto tantissime volte di non chiamarmi la
mattina presto ma sembra proprio non ascoltare. Un’altra cosa da aggiungere
alla lista di cosa da fare: la mattina spegnere il telefono!
Mi alzo e faccio colazione.
Resto a casa tutto il giorno con Erika e verso sera, mentre stiamo guardando
l’ennesimo film sdolcinato alla tv, lei esordisce:
«Ho deciso di lasciare Mike.»
Mi volto verso di lei sconvolta.
A dir la verità la sua decisione non mi sorprende più di tanto; è il tono
noncurante con il quale lo dice a farlo.
«Perche?» chiedo
«Non so, non provo più le stesse
cose.» risponde.
«Tu stai bene?» sono preoccupata
per lei.
Non mi aspettavo una simile
decisione repentina e temo che lui possa averle fatto qualcosa di grave.
«Si, sto bene. Ho solo deciso di
prendermi una pausa. Mi sento come incatenata a questa storia, è ora di
guardarmi un po’ in giro.»
Sorride e io mi tranquillizzo.
La capisco, è difficile stare con qualcuno che non condivide i tuoi stessi
interessi. Essere vicini fisicamente ma poi sentirsi estranei per esperienze di
vita può essere devastante. La mia vecchia relazione è finita più o meno per le
stesse motivazioni, sono stata io la stupida a non accorgermene in tempo e ho
lasciato che lui si prendesse il meglio di me: la mia innocenza. Al solo
pensiero fremo ancora di rabbia, soprattutto ai segreti che sono emersi
successivamente e dei quali ero del tutto ignara...
Non ho mai creduto che la storia
con Mike potesse continuare ma a Erika non l’ho mai detto, ho cercato di
rimanerne in disparte. Se era felice lei, ero felice anch’io, quindi ora non
posso che appoggiarla.
«Allora ci guarderemo intorno
insieme!» le sorrido.
«Tu mi sembra che hai già fatto
conquiste, eh!» sogghigna e poi scoppia a ridere.
E, ripensando a quanto accaduto
la sera precedente, rido assieme a lei.